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Hommage à Mohya
E’ morto il traduttore di Pirandello in berbero
par Vermondi Brugnatelli
mardi 14 décembre 2004, par
Martedì 7 dicembre è stata una giornata triste per la cultura del Nordafrica. Poco più che cinquantenne, a Parigi si è spento Mohya (all’anagrafe Muhend u Yahya Abdellah), il fondatore del teatro moderno in lingua berbera della Cabilia (tamazight). Da un anno lottava contro un tumore al cervello.
L’opera letteraria di Mohya inizia alla fine degli anni ’60, quando, terminati gli studi di matematica in Algeria, si trasferisce a Parigi dove aderìsce all’Académie Berbère e anima il "Gruppo di Studi Berberi" all’università di Vincennes (Paris VIII).
Personalità modesta e schiva, ha prodotto numerosissime opere, in gran parte tuttora "inedite" anche se spesso assai diffuse tramite ciclostilati e audiocassette. Pur avendo egli composto anche molte opere originali, la sua fama è legata soprattutto alle "traduzioni" (in realtà veri e propri adattamenti e trasposizioni) di poesie e pezzi teatrali di autori di tutti il mondo.
Particolarmente rappresentati Brecht (Llem-ik, ddu d ud’ar-ik, da "L’eccezione e la regola", 1974 ; Aneggaru ad yerr tabburt, da "Linea di condotta" 1975), Molière ("Tartuffe", 1984 ;’ Si Lehlu, da "Le médecin malgré lui" 1986), Samuel Beckett (Am win yettrajun Rebbi, da "Aspettando Godot" 1999), ma il suo repertorio comprende anche opere del polacco Slawomir Mrozek (Sin-enni, da "Emigranti" 1991) e del cinese Lu Xun ("La vera storia di Ah Q", 1983 ; Muhend U Caaban, da "Il resuscitato" 1986). Le sue traduzioni spaziano da Platone, Senofonte, Sofocle, a Voltaire, Singer, Maupassant, Jarry ("Ubu Re", 1984), Pottié, Nazim Hikmet, Brassens... Tra i grandi del teatro del Novecento rivisitati da Mohya non poteva mancare Pirandello, cui si è ispirato per Tacbaylit (1982), un adattamento de "La Giara", che ha conosciuto una vasta diffusione.
Per la sua lingua, estremamente ricca e viva, che non si perde in ricerche elitarie di "purismo", il teatro di Mohya è sempre stato molto apprezzato dai suoi conterranei, ed ha contribuito a far conoscere direttamente a molti nordafricani i grandi autori della letteratura mondiale. La sua perdita lascia un vuoto che si farà sentire nelle file dei militanti della cultura berbera.
Vermondo Brugnatelli
Milano, 8 dicembre 2004